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In questo cammino enogastronomico e culturale mi sono reso conto che è consuetudine parlare spesso di vini importanti, citare grandi etichette e illustri cantine. Eppure non mi sono mai soffermato su uno dei dettagli più importanti, senza il quale non avrebbe senso il trasporto di questo prodotto e mi riferisco al brillante e talvolta fragile involucro che chiamiamo bottiglia.

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Rappresentazione del dio Dioniso

Bottiglia: tra storia e mito

Sarebbe giusto cercare di trovare il bandolo della matassa e ripercorrere i passi dal principio. Decido di partire sfogliando qualche libro di antichi autori greci e latini cercando qualche spunto o qualche indizio. Mi torna alla mente tutt’un tratto un libro, il “De re rusticae” di Columella un autore meno noto ma che aveva speso pagine e dettagli riguardo all’arte della produzione del vino.

Mi rifugio quà e là tra il “De re coquinaria” di Apicio e la raccolta di frammenti di Anacreonte, mi cade l’occhio su qualche opera di Alceo, mi tornano alla mente i pomeriggi spesi in biblioteca durante il liceo classico a leggere tutto ciò che in classe solitamente non si studiava perchè probabilmente poco interessante.

In verità a me l’argomento interessava parecchio ed ero sicuro del fatto che vi fosse certamente una valida motivazione che avesse spinto questi antichi autori a spendere del tempo nel trascrivere di banchetti, ricette e simposi. Infine mi imbatto in alcuni vecchi appunti su Plinio il Vecchio che parlava della supremazia e dell’eccellente arte della produzione del vino raggiunta nel territorio dell’impero romano che oggi chiamiamo Italia, superando il resto delle province dello stesso.

Percorso a ritroso il cammino temporale trovo solo anfore e coppe ma di bottiglie neanche l’ombra, apro il vocabolario e vado al sodo, a mali estremi, estremi rimedi: etimologia. Infatti la parola bottiglia deriva dallo spagnolo “bottilla” ovvero recipiente per vino, dal latino “butticula” diminutivo di “buttis” che vuol dire botte.

bottiglia

Anatomia di una bottiglia

Il mistero si infittisce quando continuando a leggere mi imbatto nella seguente frase “..di forma cilindrica o rigonfia con collo più o meno lungo e capacità tra ¼ di litro e 1 litro o poco più..”, questo voleva dire soltanto una cosa, mettermi alla ricerca dei vari tipi di bottiglie esistenti.

La prima cosa da fare è stata capire di cosa si componesse una bottiglia, le varie parti con i reciproci nomi tecnici, una vera e propria breve lezione di anatomia della bottiglia.

Partiamo dall’estremità superiore dove la prima cosa che incontriamo e la cavità spesso e giustamente ostruita da un tappo, subito dopo notiamo una sporgenza circolare che prende il nome di anello o cercine (dal latino “circinus” e dal greco “kìrkos” che vuol dire cerchio) una parte che in passato ospitava corde che servivano a sigillare insieme alla cera lacca la parte superiore della bottiglia, scendiamo giù e ci fermiamo prima che il vetro inizi a espandersi, quello che abbiamo percorso si chiama collo della bottiglia è la parte che ospita il tappo e l’apertura che permette al vino di fuoriuscire.

Giungiamo ad una curvatura che prende il nome di spalla, una parte della bottiglia fondamentale per la mescita e per la decantazione che crea un punto di raccolta per eventuali residui. A questo punto percorriamo il corpo della bottiglia, la parte più estesa e capiente intenta a contenerne il liquido prezioso e ad ospitare al suo esterno l’elegante etichetta, infine la base della bottiglia o fondo della bottiglia, che permette alla bottiglia di restare in posizione verticale, bisogna fare un appunto però, il fondo è spesso modellato con una forma concava, caratteristica non presente in tutte le bottiglie, ma che quando è presente rappresenta un ottimo punto di appoggio per la mano.

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1720 – 1810

Continuando il mio percorso di ricerca scopro che le prime bottiglie per il vino compariranno solo agli inizi del 1720, anche se il Dottor Massimo Montanari ci sottolinea come già nel 1300 vi fossero recipienti di forma rotonda non di vetro ma di cuoio. La produzione delle bottiglie di vino a livello industriale e commerciale partirà con il 1800, quando ogni regione iniziò ad abbinare bottiglie di forme e colori differenti in base alla colorazione e alla conservazione del vino.

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Tipologie delle bottiglie di vino

C’è bottiglia e bottiglia

La bottiglia più diffusa in commercio è la Bordolese che prende il nome dalla zona di Bordeux, di vetro scuro per i vini rossi o di vetro trasparente o verde per i vini chiari, segue la bottiglia Bordolese a spalla alta, un versione più elegante nel design, usata per vini particolari, specialmente per i vini passiti.

La bottiglia Champagnotta, generalmente con un vetro più spesso che deve resistere alla pressione rilasciata dall’anidride carbonica delle bottiglie di champagne o di spumante metodo classico, con un imbocco dotato di una scanalatura per permetterà l’ancoraggio del tappo a corona.

La bottiglia Champagne Cuvée differente perchè più larga e dal collo più lungo, di vetro scuro, una versione più elegante della precedente, ma con un difetto logistico ovvero più difficilmente impilabile ma certamente più maneggevole.

La bottiglia Renana o Alsaziana favorita per la conservazione dei vini bianchi, un artefatto di origine tedesca, dalla forma cilindrica e conica in quanto il vino ospitato è generalmente privo di eventuali residui e quindi priva di spalla.

La bottiglia Marsalese come dice il nome stesso è fatta per ospitare il vino Marsala ed è composta di un vetro dal colore marrone scuro o nero.

La bottiglia Albeisa tipicamente utilizzata per i vini rossi del piemonte, dal vetro di colore scuro che ne favoriva la conservazione, di cui si servivano in Borgogna ed in Savoia.

La bottiglia Borgognotta tipica della Borgogna di colore verde era utilizzata per i grandi vini della stessa zona.

La bottiglia di Bocksbeutel o bottiglia Pulcianella (in italia) dalla forma panciuta e di colore verde usata per i vini rossi della franconia e per i vini frizzanti portoghesi.

La bottiglia da porto usata per l’omonima tipologia di vino o per vini li quorosi in genere, di colore verde o marrone scuro.

La bottiglia ad Anfora usata spesso in Francia per i vini della Provenza e simbolo italiano del Verdicchio.

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In conclusione..

Più alte o più strette, più basse o più larghe, le bottiglie accompagnano ormai da secoli la produzione del vino, potranno cambiare forma, dimensione o colore del vetro ma resteranno comunque un prezioso scrigno senza il quale il vino perderebbe gran parte del suo fascino.

Davide Caliandro

F&B Manager e Ricercatore Gastronomico

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