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Premessa

L’attesa per Host non è la classica attesa per un evento annuale qualsiasi, Host è l’evento dell’ospitalità con cadenza biennale più importante in Europa e da qualche edizione nutre ambizioni internazionali. Ecco perché all’interno di questa attesa si riversano una serie di emozioni e di aspettative di alto livello, non tanto per i visitatori occasionali o per la stampa, ma per i professionisti o per gli imprenditori dell’ospitalità e della ristorazione che ogni due anni si danno appuntamento con il futuro per i prossimi investimenti. Un appuntamento importante anche per noi di Garoom.it.

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Host dal punto di vista organizzativo?

Incominciamo dalla parte organizzativa sempre eccellente, nessuna sbavatura o incertezza, l’organizzazione di Host si conferma all’altezza delle aspettative. Nota di merito per questa edizione la velocità di comunicazione con gli uffici dell’organizzazione, meglio di un team di meccanici della formula uno, soprattutto molto precisi, oserei dire chirurgici.

Il nuovo laccetto porta biglietto che vorrebbe strizzare l’occhio alla sostenibilità per noi è un “NI”, è certamente un’idea carina, però poi tutte quella carta per le cartine illustrative, è stato un colpo al cuore. Avete un App che funziona benissimo, chiara e ben congeniata, perché non racchiudere tutto nell’App ed eliminare cartine, laccetti e biglietti?

Eventi, tanti e tutti molto interessanti, ma spesso dislocati da una parte all’altra della fiera, alle volte tra un evento e l’altro dovevamo correre un po’.

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Come è andata questa 43^ edizione di Host?

Al contrario delle scorse edizioni ho trovato la 43^ edizione di Host molto tecnica, sembrava quasi di camminare nella sede di un mercato finanziario. La pomposità degli stand delle varie aziende è certamente calata quest’anno, poca esposizione rispetto alla scorsa edizione, spazi più piccoli anche per aziende blasonate. No, non farò nomi, non serve.

Quello che questa situazione mi ha trasmesso non è certamente un messaggio negativo; tuttavia, ci si è privati dello show, ci si è privati della bellezza espressa in forma artistica, è mancata a mio parere quella parte colorata e fantasiosa che caratterizza un evento così importante. Insomma, quest’anno per più di qualcuno si andava dritti al sodo, senza tanti fronzoli.

Quello che non mi è piaciuto è stato vedere stand con banchi frigo, frigoriferi e vetrine vuoti, (qualcuno ci ha anche messo un paio di vecchie scarpe rosse) mi è scesa una lacrima, perché anche se si tratta di strumenti, l’esposizione rende il tutto meno freddo, si parla sempre di ristorazione ed ospitalità, siamo ad Host e la convivialità deve essere al primo posto.

Giuseppe Grassi su Host 2023 per Garoom.it

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Abbiamo chiesto a Giuseppe Grassi, responsabile ristorazione on ed off shore Italia di Eni, un pensiero personale su questa edizione di Host, ecco cosa ci ha risposto:

Host si conferma un appuntamento quasi irrinunciabile per gli addetti ai lavori, questa caratteristica che di fatto è una rendita maturata negli anni da questa kermesse, dovrebbe in questo periodo di grandi cambiamenti per il settore, dare maggiore spazio alle start up di giovani che vogliono dare impulso all’innovazione in tutti i comparti dello stesso.

Dire che non sia stata interessante sarebbe ingeneroso, soprattutto per le aziende che hanno investito tanto sia per esserci che per presentare innovazione, ma non basta, una grossa parte dovrà farla la fiera per le future edizioni, favorendo l’accesso con costi accessibili per la presentazione di nuovi progetti da parte di aziende giovani, le quali spesso non hanno grandi disponibilità economiche per affrontare appuntamenti come Host. Un contributo che a mio avviso potrebbe dare nuova linfa ad un settore che per alcuni aspetti è molto autoreferenziale.

Sarebbe molto bello vedere evidenziati nel dopo fiera o durante il periodo espositivo quei prodotti ( o quelle aziende) caratterizzati da elementi innovativi in ambito di sostenibilità e information technology tramite eventi di comunicazione o altre modalità, non bisogna premiare il film vincente come ad un festival del cinema ma è necessario dare valore all’innovazione e soprattutto a chi ha investito.

Non voglio dire che non sia bello vedere le solite premiazioni di cuochi, pasticcieri e prodotti ( spesso eccessivamente sponsorizzati), la TV è già sufficientemente impegnata nel fare tutto questo, bisogna pensare ad altro.

Host per l’Italia e per il settore è un unicum, che ha saputo differenziarsi da altri appuntamenti grazie agli espositori che hanno investito tantissimo per rendere questo appuntamento irrinunciabile.

Allora avanti Fiera Milano, che hai saputo fare un gran lavoro di sviluppo negli anni, ora bisogna fare la differenza,  creando un prodotto unico, un modello irriproducibile, dove le aziende possano ancor più valorizzare le innovazioni, in un contesto nuovo che esalta l’innovazione e la sostenibilità, non come slogan ma come nuovo stimolo, valorizzato da migliaia di visitatori da oltre 160 paesi che premiano la capacità di Host di essere l’evento di riferimento nel mondo per la ristorazione e l’accoglienza.”

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Più tecnologia meno risorse umane.

Cosa ci siamo persi durante questi anni?

Siamo passati dall’importanza fondamentale della risorsa umana a poter improvvisamente farne a meno, in questa edizione di Host, infatti, capeggiavano gli automatismi della tecnologia. Bracci meccanici che facevano qualsiasi cosa dalle patatine fritte porzionate, cotte e sgocciolate al taglio del kebab, dalla preparazione di piatti asiatici in wok alla farcitura dei prodotti di pasticceria. Il capo cucina del futuro è sempre più vicino alla figura fantastica e un po’ steampunk di un meccatronico con il cappello da chef, gli occhialoni da saldatore ed un equipaggiamento da fare invidia ad un eroe di Warhammer 40k.

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E se in cucina la situazione è chiara in sala non è da meno, camerieri robotici che vagavano tra gli stand con caramelle e finger food come R2-D2 in Star Wars, capaci di parlare 15 o 20 lingue differenti, dotati di schermi interattivi e modi gentili sintetici, sguardi laser privi di empatia, efficienza futurista il tutto senza la necessità di alcuna mancia.

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Lasciatomi alle spalle quest’area particolarmente interessante e un tantino inquietante, mi sono addentrato nel mondo dei software gestionali dove però improvvisamente l’atmosfera era come quella lunare, un po’ scarna per non dire deserta, unica proposta interessante l’azienda 2bit. Un po’ come nel quadro di Parnassus sono stato fagocitato dal sistema made in Italy e dalla sua spiegazione, una soluzione sartoriale valida, mi piacerebbe provarlo per testarne tutte le capacità.

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Al centro di Host 2023.

Al centro della 43^ edizione di Host c’erano tre elementi in particolare: il gelato, la pizza e sua maestà il caffè.

Sul gelato e sulla pizza si potrebbe dire moltissimo ma ci siamo spesi parecchio e ancora parecchio ci spenderemo visto e considerato che la maggior parte delle imprese si stanno fiondando su questi prodotti, ed è anche comprensibile. Le motivazioni alla base? Sono ovvie: controllo dei costi, gestione semplificata delle procedure e degli standard di produzione, spazi di lavorazione ridotti, asporto vantaggioso, food cost molto basso ed attrezzature contenute.

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Sul caffè però ci prendiamo un po’ più di tempo. Host ha sempre avuto spazi molto ampi per il mercato del caffè e per le aziende che lo trattano, d’altronde parliamo di un mercato che a livello internazionale frutta circa 120 miliardi di dollari l’anno.

Quest’anno ci siamo lasciati affascinare da un’azienda in particolare, mi riferisco a Caffè Musetti, azienda piacentina che da poco ha anche acquisito 1886 Bonomi Milano, sapevate che Caffè Musetti ha fondato anche un academy per professionisti?

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Stand molto curato, ben fatto, spazio sociale ampio ed al centro un grande banco per dimostrazioni e show senza barriere, si poteva seguire tutto molto bene da qualsiasi angolazione. Mi sono segnato l’appuntamento con Gianni Cocco, uno dei più imponenti maestri del caffè italiano sul panorama internazionale, un appuntamento divertente ma anche di spessore che ha lasciato largo spazio alle riflessioni serali del post fiera.

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Devo fare i complimenti all’azienda Musetti che ha intravisto nel caffè non solo il business sempre attuale, ma una nuova interpretazione. Emerge che dietro questa dimostrazione di Gianni Cocco per Musetti ci sia un pensiero chiaro che l’azienda voglia lasciar trapelare, io ci ho visto avanguardia, pura ricerca e passione a quintali.

Trasformare il caffè in un piatto gourmet, dargli una nuova forma non solo e banalmente dal punto di vista fisico ma soprattutto dal punto di vista sociale è qualcosa che nel prossimo futuro farà la differenza. L’idea di passare da 1,20 € per un espresso, a 12,00 € per un espresso gourmet in chiave diversa non acquista solo un valore interessante per chi ci guadagna ma soprattutto per chi spende, per accedere a qualcosa di elitario, per accedere alla caffetteria del futuro.

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Immagino sale eleganti, luci soffuse e tavoli da due, dove personaggi di un panorama intellettuale internazionale si danno appuntamento per un caffè, ma non il solito, parlando di politica di economia o più semplicemente per ritrovarsi in un momento di convivialità diverso.

Immagino un servizio di sala elegante e discreto, l’aroma del caffè che pervade la sala, sedute comode, ed un ambiente curato nel dettaglio, musica soffusa, un jazz o qualche pezzo anni Cinquanta ed in sottofondo il piacevole suono di una moka su di un carrello per un esclusivo servizio al tavolo.

Tra le tende di una delle finestre si scorge il continuare della frenetica vita milanese incessante ma senza audio, come se il tempo all’interno di questo posto di culto si fosse fermato, un culto che per noi italiani è sacro, il culto del caffè.

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Conclusioni

In conclusione, Host 2023 mi ha regalato una grande emozione, un’emozione che solo in queste circostanze può arrivare, un’emozione per cui vale la pena aspettare due anni. C’è chi ne parlerà male o bene, io ne parlo con la consapevolezza di quello che ho visto in prima persona, ho visto che l’evoluzione dello spessore culturale di certi eventi ed appuntamenti si sta elevando, a seguire determinate tavole rotonde e masterclass su prodotti specifici si è rimasti in pochi e spesso i soliti.

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Sento ancora chi dice che vista un’edizione si sono viste tutte, sento ancora che questi eventi sono tutti uguali, sento ancora di chi dice ci vado per fare un giorno in meno a lavoro. Ma queste considerazioni vanno bene per chi non ha la capacità di vedere, per chi non è sul pezzo, per chi non fa ricerca, per chi un giorno seduto ad un tavolo davanti all’occasione della vita non saprà cosa dire perché non avrà nulla da raccontare.

A queste persone io dico: ci vediamo ad Host 2025.

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Davide Caliandro

F&B Manager e Ricercatore Gastronomico

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